Il pomodoro in Lunigiana ha sempre rivestito un ruolo importante negli orti famigliari e non è raro trovare ancora persone che coltivano lo stesso seme da moltissimi anni, anche se questa pratica si è andata un po’ affievolendo con la moderna orticultura un po’ per pigrizia, un po’ perché è più comodo comperare le piantine già pronte al mercato o al consorzio, ultimamente si trovano anche al supermercato.
Tutto questo e l’avvento degli ibridi gli F1, ha
portato quasi alla scomparsa le antiche varietà e a ridurre in maniera
consistente le cultivar attualmente coltivate.
E’ giunto il momento di fare un’inversione di tendenza, di
tornare alle origini, tornando a riscoprire le vecchie varietà e tornare
all’antica pratica di conservare i semi per non perdere un patrimonio genetico
importante.
In Lunigiana non esiste una vera varietà locale, ma piuttosto vecchie varietà portate con gli scambi con le zone limitrofe, oppure portati dai migranti di ritorno a casa; noi coltiviamo vecchie varietà ne elenchiamo alcune senza un ordine preciso di importanza:
costoluto fiorentino, grosso ligure, pisanello, fragolone di Lucca, canestrino
di Lucca, riccio di Parma, Kg della Garfagnana, queste le principali, ma ve ne
sono altre magari meno note e blasonate di quelle menzionate come ad esempio il
canestrino antico, e altri che avremo modo di conoscerle meglio e in maniera
dettagliata nei prossimi post.
Nel nostro cercare abbiamo trovato anche un pomodoro
bistecca coltivato da oltre 50 anni sul territorio di cui è stato smarrito il
nome, probabilmente cercando ne troveremo altri, forse i discendenti di quelle varietà coltivate negli anni 20 del secolo scorso, quando a Filattiera, un'industria parmense aveva impiantato una fabbrica che produceva conserve di pomodoro. Come possimamo vedere sono tutte varietà importanti dalla duplice attitudine insalata e salsa, mentre oggi
guardando negli orti è facile trovare pomodori che sono stati studiati non per
l’orticultura tradizionale, ma per un’orticultura estensiva meccanizzata
andando a snaturare le varietà tradizionali.
Le vecchie varietà ci permettono l’autosufficienza sui semi
(cosa non possibile con gli ibridi F1) questo vuol dire non dipendere più dalle
ditte sementiere, avere semi disponibili per noi, ma anche semi da scambiare e
condividere, anche questo faceva parte dell’antica solidarietà contadina.
Continuando a coltivare i nostri semi otteniamo un
adattamento delle varietà al terreno, al clima, al territorio, in sostanza
troviamo i nostri pomodori ideali, le varietà menzionate prima sono quel
risultato, seminare anno dopo anno sul territorio conservando i semi dei frutti
migliori, i più belli, i più grossi, questo era il modo di selezionare una
volta.
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